La Qualità della Vita... letta tra le righe

 E’ ciò che rappresenta “un nuovo inizio”, per tutti Noi, pregni della voglia d’andare oltre a ciò che è manifesto. C’è la vita delle Persone, c’è il lavoro di tanti anni ed il riscatto di tanti altri, ma soprattutto c’è la Filosofia del “mai perdersi d’animo”, per trarre dalle sconfitte la voglia di migliorarsi: farsi aiutare senza dimenticare i propri sogni, per “non buttare tutto al vento della vecchia vita”.

  Troppo facile scegliere la strada più corta che a lungo andare soffoca ciò che v’esplode dentro! Forse, chi vi sta vicino non capirà mai il vostro tormento, (e dimenticando che spesso utilizzeranno Voi come specchi in cui non vogliono guardare), nei momenti più delicati vi diranno di “lasciare stare”, che “non valete niente”, che “continuate a sbagliare”… Resistete, perchè nel lungo periodo le critiche senza darvi soluzioni, Vi sproneranno a risalire!

  NON LASCIATE SOFFOCARE I VOSTRI SOGNI DA CHI HA SMESSO DI SOGNARE E S’ACCONTENTA DI RESPIRARE e… MALE! NON SIAMO TUTTI UGUALI, NON DOBBIAMO ESSERLO!

  Molti si pongono “sempre in Cattedra” e s’atteggiano come unici maestri, con l’arroganza e la presunzione “avere sempre ragione”, dimenticando che la loro visione è così solo per loro, chiudendo così le porte al dialogo!

  E poi… dopo tanta fatica… finalmente ci si ritrova proprio negli ALTRI… NOI SIAMO GLI ALTRI DI NOI STESSI, ALTRI CHE NON SONO PIU’ GLI STESSI! ©

 Ecco uno dei sunti del mio approccio come Caregiver, e della voglia di capire anche ciò che potrebbe essere irritante per il mio modo di pensare, ma che devo mettere da parte se intendo davvero aiutare qualcuno. Salvaguardare le proprie idee non significa nascondersi dietro l’esser prevenuti... Questo è il mio pensiero, con il sorriso, i pianti, le disperazioni, le soddisfazioni, i risultati di tante Persone e gli abbracci di tante altre!

Grazie a chi mi ha ritenuto degno di ascoltare le proprie vicissitudini concedendomi la propria fiducia.



PROPOSTA COMPARATIVA TANATO-FORENSE

Preparazione estrapolata dello scrivente da diverse campionature simulate in un caso di "cold case". Perforazione epatica trasversale da arma bianca, su 4 strati di tessuto animale di diversa compattezza, suturate e colorate con Blu di Metilene e Violetto di Genziana.

Potrebbe essere forte ai non addetti ai lavori, ma tale approccio, è di notevole aiuto nella trasposizione per simulazione nei casi di omicidio, ove non è concesso ai più (a maggior ragione agli Studenti che non frequentano Medicina, oltre alla mera preservazione della scena del crimine, fatto salvo i cold case) di constatare effettivamente l'esito del brandeggio di strumenti atti ad offendere. Ne consegue, che si "perde" la visione pratica come esito dell'avvenuto, che chiaramente non è la stessa "immagine mentale supposta" che si ricava dalla lettura di una perizia tecnica medico-legale che "interpreta" quello che il Medico vede.

Ecco che ho inteso creare tali preparazioni (con logica e con le variabili della postura d'attacco dell'offender) a seguito di quanto sopra, definibile come "cold case" che è rientrato come caso di studio ancora incompletamente risolto. In altre parole: un conto è operare su manichino artificiale ed un altro è parzializzarne (in questo caso) le Regioni Epigastrica Mesogastrica, con trapasso del corpo fendente delle strutture sottostanti, dell'Epiploon etc. e del conseguente grave sequestro ematico con decesso a seguire.

Trovo che la libertà di poter agire su un simulacro senza i vincoli dell'ovvio, benchè possa sembrare macabro ed antitetico (ma normale nelle Facoltà di Medicina e/o similari), possa colmare un vuoto nel Discente della materia e favorire nel Docente anche l'analisi più accurata dell'esito delle lesioni sezionate e con particolari ausili, ricavarne la forma e compararla alla deduzione e/o prove similari.

L’UTILITA’ DEL CRIMINOLOGO IN QUALUNQUE AMBIENTE DI LAVORO, COME ATTIVITA’ PREVENTIVA DEI COMPORTAMENTI PRIMA CHE SUCCEDANO PROBLEMI MAGGIORI

Iniziando, chiarisco subito per sommi capi, che “scena del crimine” si riferisce a qualsiasi situazione delittuosa (i vari Reati nella diversa gravità) in cui è stata coinvolta una o più persone che ha subito o causato un danno fisico (ma anche psichico) sino all’estrema nefasta conseguenza (anche un banale incidente stradale, con o senza feriti è una scena del crimine, e quindi sottoposta ad eventuale accertamento di PG in caso d’allertamento dei soccorsi e/o altro).

Troppo spesso si rischia di associare la Criminologia alle serie TV, (grazie alla peculiare forma d’interesse di natura mista che regna intorno ai crimini in generale) ed alle materie che convergono ad essa: non dimentichiamo che, pur utilizzando il metodo scientifico ed afferendo alle più svariate forme d’indagine sul campo, essa non ha “una sola voce in campo” ma riunisce attorno a sé moltissime discipline proprio per la versatilità che specificatamente vengono richieste, anche esulando dalle scienze elettive che la compongono, richiedendone trasversalità.

Ad esempio, se viene richiesta una perizia su in incidente di lavoro che ha interessato una macchina ad ingranaggi, un Criminologo (come ad es. Psicologo, Medico, etc.) dovrà rivolgersi necessariamente ad un Meccanico esperto per valutare se lo strumento era in buone condizioni, se v’erano parti usurate e perché qualcosa non ha funzionato (potrà avvalersi anche di Elettricisti, etc. se occorrono per il medesimo motivo) per escludere l’errore umano che ha trasformato una Persona in vittima.

Ma più semplicemente, un Criminologo valuta i comportamenti nel luogo di lavoro, ne identifica i rischi, e con colleghi o meno (in base al suo bagaglio di competenze), propone delle soluzioni per il miglioramento di quanto sopra poiché, nel suo analizzare seguendo l’ottica predittiva e non solo logica, riesce a focalizzare la “nota dolens” estrapolandola dal contesto della visione comune, per intervenire efficacemente prima che vi siano lazzi d’agire ingestibili.

Anche se all’inizio potrà sembrare di “difficile digestione” per un Consiglio d’Amministrazione giustificare la presenza di una figura con queste caratteristiche, una volta compreso il beneficio per ricaduta (riduzione della conflittualità, Burnoud, etc.), ci si accorge di aver fatto un buon investimento nel breve e volendo, anche nel lungo termine, poiché avere Dipendenti più pacati, significa una migliore produttività e posticipare i danni collaterali all’esterno della Società (familiari, amicali, etc.), che generano un do-loop senza fine.

LA PAROLA GIUSTA AL MOMENTO GIUSTO

Quante volte l’ho pronunciato questo mio slogan di lavoro, e quante volte si è rivelato ad hoc nelle miriadi di situazioni in cui ho dovuto applicarlo nelle relazioni d’aiuto. Sempre più spesso le Persone hanno bisogno di parlare ma soprattutto di essere ascoltate (davvero ascoltate, senza ruotare il volto o gli occhi da un’altra parte, con l’attenzione che chiunque si merita), perché succede nella vita di “smarrirsi” anche per inezie che in quel determinato momento, creano instabilità (ma potrebbe essere anche come quel semplice caso in cui, un’amica non ha salutato la sua ex compagna di classe e ciò gli ha generato frustrazione e domande inquisitorie auto inflittesi), che può amplificarsi e trasformarsi in ben altre forme di disagio...

Però, occorre essere obiettivi e rasentando il cinismo (che non è una difesa del sentore d’oggi, ma una constatazione d’osservazione) le Persone non amano ascoltare sempre ed a lungo chi si lamenta, (specialmente sulla salute che può all’estremo diventare materia di “sfida” a chi ha più problemi sull’argomento) ma per la fretta, impegni e/o altro, non vogliono sentire o meglio, non intendono dare ascolto ad argomenti su cui hanno un interesse personale (non necessariamente dal contenuto erudito o salvifico), non ultimo, anche trovarsi a disagio inaspettato dell’incontro, per non aver qualcosa di concreto da dire in merito!

L’ascolto “normale” (tutto il resto in merito all’assertività, empatia, etc. non li scomodo per il momento) necessita di porsi allo stesso piano, con la volontà di capire e con un giusto grado di coinvolgimento, (perché chi non è del mestiere) rischia di essere intriso di pensieri dall’apparenza innocui ma che potrebbero far emergere disequilibri interiori assopiti.


QUANDO NON HA PIU' SENSO PARLARE DI CREARE UN GRUPPO

Dobbiamo rifarci al “Gruppo dei Pari (sul medesimo piano, senza le prevaricazioni tipiche della verticalità adulta) che generalmente si crea in giovane età, anche con la presenza sporadica d’età differente MA con comunanze di pensiero, d’azione, in cui il “senso d’appartenenza” rafforza e crea stabilità. Segna l’inizio del rapporto con persone diverse, cioè al di fuori del contesto familiare, e per questo nascono legami di diversa natura ed importanza, in un equilibrio pacifico con canoni non scritti ma efficaci nel tempo.

Purtroppo, se viene a mancare un rigore-controllo autorevole, in questa fase, si perdono i freni ed il gioco diviene l’anticamera del bullismo e/o similari (di cui non parlerò ora).

Con la trasformazione da giovani adulti in individui adulti, i rapporti cambiano, (salvo situazioni con forti legami affettivi che non si sono interrotti con il passare del tempo), vi sono problematiche adulte (lavoro, sentimenti, famiglia, etc.), che frenano e divengono prioritarie (spesso solo scuse futili, tipiche dell’adulto) che inficiano quello che rimane del Gruppo dei Pari originario, o quello che ne ha preso il posto (nuove compagnie, amicizie, colleghi di lavoro, etc.)

MA… i rapporti, salvo casi particolari, mutano in un diverso equilibrio, di gioco-forza imperante, e le digressioni in qualche modo subiscono dei sanzionamenti: isolamento, allontanamento, etc. tramite atti conseguenziali (scuse), ma con la finalità di preservare la stabilità del Gruppo ed anche di chi lo guida, poiché una persona che tiene uniti gli altri è necessaria (con un inciso: potrebbe anche non essere il Leader ma un gregario e/o similare ed a volte con personalità insignificante, ma a cui viene riconosciuto, nel bene o nel male, quel quid in più, che potrebbe a sua volta inficiare la credibilità del Leader).

Altresì, se non è proprio possibile, (sia con bonus, cambiare le posizioni di lavoro, agevolazioni di varia natura, etc.) allora scema il senso di appartenenza ad un qualcosa, ed il Gruppo come “elevazione sociale del tutt’uno” diviene una frammentazione di intenti e non d’ideali.

Una parvenza di Gruppo, crea danno agli stessi individui facenti parte del medesimo, ma soprattutto all’Azienda, che “si trova in casa” competizioni di natura variabile per ogni giorno a venire, in base alla rappresentazione cognitiva percepita come incontrastabile verità di comodo (salvo casi particolari) più che reale condizione obiettiva.

PAGARE UN PREZZO TROPPO ALTO PER I "CAPRICCI" DI ALCUNI!


La “cessione d’Autorità” come fallimento sociale e non come preservazione delle regole.

E’ veramente difficile scrivere questo pensiero di lavoro su un settore del lavoro per me molto coinvolgente, specialmente con i Funzionari al servizio dello Stato che ho conosciuto e che mi hanno in gran parte formato e quindi cercherò, a fatica di essere super partes.

Molti anni addietro, ci insegnavano l’importanza delle Forze dell’Ordine (nelle varie forme e con i diversi compiti a cui vengono chiamati) e ne avevamo timore ma nello stesso tempo, rispetto poiché la loro funzione di fondo era quella di proteggere la popolazione nello specifico tramite lo Stato di sicurezza in generale. Forse una banalità, un dare per scontato quello che dico? Con gli occhi di allora, no!

Come tutte le categorie del lavoro (chi più o chi meno in base all’ottica che si intende utilizzare ed in base alle intenzioni processate) fa capolino un limbo: vi sono problemi, non ultimi, i suicidi: la difficoltà di gestire le “incognite stressogene” che sono a latere del lavoro rischioso in sé, ma incidono pesantemente le ricadute di scellerate mancate considerazioni emergenti di parte dell’opinione pubblica e che per “pace sociale” vengono applicate e “spalmate” negli ordini che ricevono.

Un disastro se chi ti deve difendere deve continuamente pensare che rischia due volte: con l’offender (di qualsiasi tipo) e di essere perseguito per aver esercitato il proprio dovere! Negli anni è cambiato l’approccio di Polizia, Carabinieri, etc., si sono avvicinati di più ai cittadini, ma per contro, questi ultimi (grazie anche alla litigiosità che nel nostro paese sta “accelerando” pericolosamente, e da Mediatore Civile, ne so qualcosa) stanno perdendo di vista l’Autorità nella sua espressione in campo. Ecco che allora, quando fa comodo, sono eroi e quando si viene immortalati dai telefonini, allora le FF AA non rispettano i diritti!

Forse sarebbe il caso di tornare a scuola ed imparare che vi sono doveri ed a dire di sì e non sempre no, quel no che farà la differenza se ci troveremo in pericolo e troveremo le spalle girate.

GIU' LE MANI DAI BAMBINI, SPECIALMENTE PER ALCUNI "ADDETTI AI LAVORI" NEL GENDER.

Ora, se parliamo della Disforia di genere, come è noto, un argomento che sta preoccupando gli addetti ai lavori per la falsa necessità di colmare i gap di una irreale psichica conclusione omni percettiva più che un reale bisogno psicofisico: ma davvero è inquadrabile solo nel non riconoscersi in un corpo M o F? Perché non si vuole dare il giusto peso all’Epigenetica come allineamento all’interazione con la moda flow? Perché i Gender variant si stanno estendendo alla fascia d’età pseudo impubere oltre agli adolescenti che noi stessi condizioniamo con i Media sino a bloccarne il naturale percorso cognitivo ed esperienziale? E’ questo un disegno voluto da alcune “minoranze colme di soggiacente egoismo distonico” per far accettare e quindi modificare a-democraticamente il gender in ascesa, parimenti mortificando gli etero convinti?

V’è però un ulteriore risvolto tragico: (che ha primordi nei condizionamenti medici in America, poiché i primi che li hanno sistematicamente studiati) i Detransitioner sono in aumento, e ciò depone per errate valutazioni, diagnosi, interventi sull’onda della novità! Perché non agire con cautela nel proporre dei modelli a cui sono sottoposti i nostri figli, per imitazione o peggio per aver fatto leva sulla loro suggestionabilità, inficiano le loro menti in crescita, nella normale confusione tipica del percorso di un pubere e/o adolescente. Vale la pena valutare la vera loro percezione, a maggior ragione se tutto il giorno, sono svincolati dai genitori che lavorando, non possono essere sempre presenti (fatto salvo casi in cui questi ultimi, hanno altri passatempi). Ed anche aimè non porre filtri di parte giusti o errati che siano?

Nell’osservazione diretta, in una realtà già di per sé modificata percettivamente, se andiamo ulteriormente ad amplificarne gli estremi favorendo uno slancio verso orizzonti ben più lontani da quelli nasali, ci si accorge che l’individuo ed il gruppo sociale in cui esso è inserito, travalica la stessa concezione moralistica educativa (qualunque sia, non dobbiamo essere bigotti), per gocce di esternalizzazione represse, ma ciò non significa che si debba procedere ad un abbassamento dell’età in cui “intervenire”. Sono palesi le ricadute filo ipocondriache che alcuni bimbi mostrano con le pubblicità dei farmaci per la muscolatura liscia, che rischiano di essere l’anticamera per patologie ben più gravi (ad esempio, Anoressia e Bulimia).

Se la paura di ciò che si conosce solo tramite i Media e similari, o per idee d’altri, tramortisce la nostra capacità di giudizio, (cioè di saper essere obiettivi e di valutare e confrontare le proprie emozioni prima e dopo l’attivazione di un pensiero, un comportamento, un atto etc.), allora è chiaro che è ancor più evidente la necessità di educare non tanto alla trasgressione tanto di moda, ma nella gestione emozionale in toto ed in quest’ultima nel particolare “aggiunto”, garantendo che quei ben saldi principi siano visti come ideali in divenire, e non come invalicabili confini personali, o peggio, impositivi per altri (figli, etc. lasciando chiuse le porte dell’educazione non impartita seguendo l’individualità e quindi purtroppo imbibita anche di limitatezza soggettiva). Troppo facile lavarsi le mani, adducendo a dinamiche motivazionali di parte.

Nella ricerca di una stabilità affettiva, vengono altresì trascurate quali siano le implicanze laterali che stratificatesi nel tempo, collidono con l’educazione ricevuta e per contro, sono gli stessi modelli educativi che non riescono ad adattarsi ai repentini cambiamenti o meglio, l’individuo, non riesce a sbrigliarsi dall’insieme di stimoli endo e/o eso e quindi è la medesima società che non gli fornisce (con un inciso: tramite l’educazione super partes, etc.) le corrette basi attualizzandone i contenuti, rendendoli “praticamente” disponibili ma contraddittori se non spesso “ideologicamente espugnativi”.

Le sperimentazioni centenarie dei figli (M o F) non devono essere sottomesse alle neglette morali dei propri genitori (o peggio instillate dall’altrui bocca) ma anzi, distaccandosi dall’atteggiamento adulto poco incline dall’essere scevro da ridondanti malizie personali, che rischiano di macchiare di “sporco”, ciò che in realtà per loro non lo è.

Ma allora, cosa è successo che, di colpo, si è diventati permissivi non per il benessere dei nostri figli ma per paura di un giudizio o meglio, di una “scusa sociale” (che nella realtà è spesso la ricerca di un’accettazione del pensiero d’altri in funzione di essere accettati?)  Pensiamoci!

Per concludere, ciò NON deve rappresentare per l’adulto, la libertà di esercitare una “podestà d’anzianità” travalicando un muro che non deve essere “terra di conquista d’ognuno, se non per loro, che comunque sono per evoluzione un passo avanti a noi!”

QUANTO LA FORMULA COLLOQUIALE DEL "TU" SIA DAVVERO EFFICACE NELLE DINAMICHE DEL LAVORO?

VAGHI - QUADERNI DI OMEOSTASI FUNZIONALE

Spesso "l'informale" s'insinua volutamente nei rapporti, specialmente quelli di lavoro (salvo casi particolari su cui non pongo oggetto di ricerca poiché esulanti ed auto-elidendosi per numero), che purtroppo tendono a nascondere il vero soddisfacimento di chi "li concede" e di chi "li accetta": è bene precisare, che di fondo, un essere umano ricerca gratificazioni, percentualizzando la resa in base agli altrettanti Individui che incontra per "riempire una lacuna" di qualunque natura.

Va da se che il ventaglio contemplato dall'offerta di confidenza, segue un iter che ai non addetti ai lavori può sembrare inficiante dei sani presupposti etico-morali, ma che di fatto segue l'onda di cambiamento comportamentale (che per deformazione professionale qualifica negativamente gli esiti, pur considerando i postulati positivi che mi caratterizzano) evitando di entrare nella interpretazione neuropsico che richiederebbe più tempo.

Con un esempio esplicativo: finché si rimane nel medesimo piano di ruolo lavorativo con i colleghi, nessun problema (fatto salvo l'incognita dell'ambizione e/o gelosie-invidie etc. che inquadrano le caratteristiche percentili dell'uno o degli altri sex). Se i ruoli sono diversi, che travalicano anche "figurativamente i piani" allora le cose (salvo fatto particolare che non considero) cambiano, la forma colloquiale diviene strumento che ben si presta a leve propedeutiche ad altri fini: si fa pesare il ruolo maggiore, oppure si sfrutta l'amicizia per posticipare ordini che non rientrano nel personale apprezzamento, a cui è facile per via del rapporto confidenziale, scegliere la strada più confacente e quindi la più semplice! Vi sono anche le coercizioni nelle varie forme, l'isolamento (senza andare nello Straining, Mobbing, Burnout, disimpegno morale, etc.).

Riepilogando, (per sommi capi non esaustivi per scelta personale), e quindi un utilizzo indiscriminato del Tu come: scelta di campo, convenienza, manipolazione, creazione d'empatia a ventaglio, procrastinata e tendente a livellare il ruolo, etc.

Consiglio dunque di valutare bene chi si mostra come amico nel posto di lavoro ed aver ben chiaro i risvolti che tali scelte, dall'apparenza innocue, quali possano tramutarsi nell'esasperazione di non gestire l'umano bisogno di gratificazione con l'accettazione di una subordinata pacca sulla spalla celante altri fini. Personalmente, ho imparato più cose da chi mi contestava che chi mi offriva sostegno e ragione, poiché avevano in se la magia di riportarmi con i piedi per terra.